Non tutti gli scarti sono da scartare

Qualunque processo produttivo porta con sé una quantità di scarti di lavorazione. Non tutti però devono essere smaltiti come rifiuti, anzi, molti possono creare ulteriore ricchezza e questo è certamente il caso della filiera della trasformazione delle olive.

Un recente articolo pubblicato dal sito winenews.it evidenzia come gli ultimi ritrovati tecnologici possano profondamente cambiare l'idea che abbiamo degli scarti di lavorazione.

"Frutto di tre anni di lavoro di 51 tra professori, ricercatori e dottorandi delle Università di Bari (capofila), Milano, Parma, Reggio Calabria, Sassari e Teramo, “SOS - Sustainability of the Olive-oil System” si pone l’obiettivo di contribuire al rafforzamento del sistema olivicolo (in termini qualitativi e quantitativi) attraverso il miglioramento della sostenibilità del settore, dalla campagna sino allo scaffale. Sei gli assi lungo i quali si sta sviluppando la ricerca: dall’ottenimento di nuovi metodi di estrazione dell’olio (e ottimizzazione di quelli esistenti) alla ricerca di nuove soluzioni per un packaging in grado di garantire la barriera contro l’ossigeno e la luce, dall’individuazione di metodi veloci e green per la valutazione della qualità dell’olio allo studio approfondito sui polifenoli ottenuti dalle faglie e da altri materiali di scarto come oli e acque, dalla produzione di biogas dai sottoprodotti alla creazione di una rete fitta e di scambio con ricercatori e stakeholder."

Non solo quindi migliori metodi di estrazione e lavorazione ma anche una maggiore consapevolezza della ricchezza che l'intera pianta d'ulivo è in grado di garantire. In un futuro in cui le risorse saranno sempre più limitate, l'unico modo per rendere l'agricoltura sostenibile è quello di ottimizzare lo sfruttamento di tali risorse.

A tal proposito vi rimandiamo ad un nostro articolo pubblicato qualche tempo fa che illustra in modo sintetico in che modo OpConfoliva e AssoFrantoi intendano approcciarti al concetto di sostenibilità.